La Grande Guerra in Altopiano e sul Monte Grappa
Sul Monte Grappa, nel 1918, l’esercito italiano arrestò l’avanzata verso la pianura veneta delle truppe nemiche. Negli anni precedenti il Massiccio del Grappa era stato adeguatamente attrezzato ed infrastrutturato, quelle opere sono ancora oggi almeno in parte visibili e visitabili. Gran parte dei trasporti, sia di materiali come di uomini, era affidata alle teleferiche: opere ingegneristiche di elevata complessità che superavano i pendii più scoscesi. L’approvvigionamento idrico fu assicurato da appositi impianti. Grandi serbatoi furono costruiti in caverne: contenevano fino a duecentomila litri d’acqua e dovevano assicurare un rifornimento alle truppe di oltre un milione di litri d’acqua al giorno.
Fra le numerose opere di difesa costruite in caverna per postazioni delle artiglierie e delle mitragliatrici e per ricovero delle truppe, quella che tutte sovrasta è la grande Galleria Vittorio Emanuele III che metteva in comunicazione il versante scendente a sud con l’estremo sperone nord. Da questa si dipartono numerose diramazioni laterali che portavano alle batterie ed agli appostamenti per le mitragliatrici. Lo sviluppo complessivo della Galleria è di 5153 metri ed il suo armamento era di 25 batterie.
Un’ininterrotta serie di trincee solcava poi i colli. Caserme ed attendamenti completavano infine l’attrezzatura bellica del massiccio.
La parte sommitale del massiccio del Grappa accoglie opere monumentali che pongono in stretta relazione la narrazione storica degli eventi e l’elaborazione della memoria del conflitto. I residui di imponenti apprestamenti militari, anche incavernati, e gli evidentissimi segni dell’azione delle artiglierie dialogano con i sacrari italiano ed austriaco, con il “Viale eroico”, la Caserma Milano e la Galleria Vittorio Emanuele. E’ il luogo del destino e del conseguente racconto.
La Prima Guerra Mondiale è sicuramente l'evento che, più di ogni altro, ha profondamente segnato il territorio dell'Altopiano di Asiago ma anche la storia e le vicende delle sue popolazioni. Dall'inizio delle ostilità nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre 1918, l'Altopiano fu ininterrottamente coinvolto nel conflitto divenendo teatro di alcune delle più sanguinose battaglie combattute sul fronte italiano durante la prima guerra mondiale: dalla cosiddetta Strafexpedition del maggio - giugno 1916 alla Operazione K del giugno 1917, meglio nota come Battaglia dell'Ortigara; dalla Battaglia del Natale 1917 a quella del giugno 1918 - la Battaglia del Solstizio - che rappresentò anche sull'Altopiano l'ultimo grande tentativo dell'Impero Asburgico di sfondare definitivamente le difese italiane.
Combattimenti che provocarono la morte di migliaia di soldati, la devastazione dei boschi e dei pascoli e la pressoché totale distruzione di paesi e contrade e con essi il profugato che costrinse le popolazioni dell'Altopiano ad abbandonare le proprie case e cercare conforto altrove.
I segni di quell'immane conflitto, a più di cento anni di distanza, appaiono ancor oggi in tutta la loro evidenza: sono le rovine delle fortezze, i resti delle trincee, dei ricoveri e dei centri logistici, i ruderi degli impianti idrici e delle stazioni delle teleferiche ma anche l'estesa rete stradale, i cimiteri, le lapidi ed i monumenti del lutto collettivo. Un patrimonio che, proprio sull'Altopiano, assume un rilievo del tutto eccezionale e che manifesta ancora una straordinaria forza evocativa e di connotazione del territorio. Il sacrario militare sul colle Leiten, i cimiteri di guerra, i forti ora restaurati e vari musei di guerra, come ad esempio quello di Canove di Roana offrono al visitatore la possibilità di avvicinarsi a queste tragiche pagine di storia italiana.